Il legislatore italiano, nell’ottica di incentivare l’innovazione, oltre a prevedere numerose agevolazioni per le Startup Innovative, ha previsto una disciplina semplificata e accelerata per il rilascio del visto per gli imprenditori innovativi extra-Ue.

Le attuali procedure, a cui un cittadino extra-UE, deve sottostare per ottenere un visto da lavoro autonomo[1], sono senza ombra di dubbio complesse e notevolmente macchinose.
Per queste ragioni ed al fine di attrarre in Italia nuovi talenti nel settore dell’innovazione, il legislatore, a partire dai provvedimenti inseriti nel pacchetto “Destinazione Italia”, ha predisposto una nuova e molto più snella procedura per l’ottenimento del visto, per i lavoratori autonomi stranieri che soddisfino determinate caratteristiche.
Questo nuovo programma, noto come “Italia Start Up Visa”, entrato nella sua fase di operatività dal giugno 2014, presenta una serie di aspetti originali e caratterizzanti che svecchiano e rendono la procedura di ottenimento del visto notevolmente più rapida rispetto a quella tradizionale.
Innanzitutto, il percorso è completamente digitalizzato, gratuito e bilingue; infatti l’interessato potrà presentare tutta la documentazione, di cui si dirà infra, tanto in italiano quanto in inglese, esclusivamente via posta elettronica ordinaria, bypassando i vari passaggi, che spesso dovevano e debbono essere svolti da un procuratore, davanti alle camere di commercio ed alla questura per l’ottenimento dei nulla osta e attestazioni propedeutici alla concessione del visto.
Come accennato supra, la procedura è totalmente centralizzata, avendo come interlocutore un’unica amministrazione (il MISE), la quale sarà essa stessa, attraverso la segreteria del programma, a gestire le comunicazioni con le altre amministrazioni coinvolte, e, da ultimo, il rilascio ha luogo in tempi più rapidi rispetto a quelli ordinari, dovendosi chiudere la procedura entro 30 giorni dalla presentazione della candidatura.
La procedura in questione si pone in stretta connessione con le varie agevolazioni previste al fine di promuovere un settore strategico per la nostra politica pubblica, ovvero quello delle cd. start up innovative. Infatti lo straniero che volesse ottenere il predetto visto si deve impegnare a costituire o eventualmente a lavorare con una nuova impresa in possesso dei requisiti pervisti dal D.L. 179/2012[2] (relativo per l’appunto alle start up innovative).
La procedura si divide in tre fasi, la prima, di invio della candidatura, prevede la presentazione di un modulo, con indicazione oltre che dei dati anagrafici anche del business plan della futura start up, unitamente ad un’attestazione di una disponibilità finanziaria non inferiore a 50.000 euro[3] ed al passaporto.
Successivamente è prevista una fase di valutazione[4], che, nel caso si chiuda con esito positivo, si concluderà, non oltre 30 giorni dalla presentazione della candidatura, con l’invio al candidato del Nulla Osta al visto. Infine, per l’ultimazione della procedura, entro tre mesi dal rilascio del Nulla Osta, il candidato è tenuto a presentarsi, presso la sede diplomatico-consolare italiana competente per ritirare il suo visto per lavoro autonomo start up, della durata di un anno.
Il programma Italia Startup Visa, lanciato dal MISE anche al fine di aumentare la competitività italiana nell’attrarre imprese innovative, vista la concorrenza di altri Paesi che già avevano introdotto procedure simili, ha ottenuto ad oggi un discreto successo[5]. Dal 2014 sono state presentate 341 candidature, con un tasso di approvazione del 54,8%, che hanno portato l’ingresso in Italia di 187 cittadini extra-europei, tendenzialmente giovani e per oltre il 90% laureati.

[1] Procedure che sono essenzialmente regolamentate da l’art. 26 del D. lgs. 286/1998 (Testo Unico Immigrazione), l’art. 29 DPR 394/1999 (regolamento di attuazione del Testo Unico Immigrazione) e dal Decreto Ministeriale 850/2011.
[2] Il cd. “Decreto Crescita 2.0” prevede una serie di agevolazioni per le imprese che soddisfino determinati requisiti quali, a titolo esemplificativo: quello di essere costituita da meno di 5 anni, di avere sede in Italia, avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servivi innovativi ad alto valore tecnologico ecc.
[3] Tali risorse possono avere origine da fondi propri dell’imprenditore, se liquidi e monetizzabili o da finanziamenti di terzi, o anche da una combinazione di entrambe di categorie. Le suddette disponibilità finanziarie sono più elevate rispetto a quelle richieste dalla procedura ordinaria, infatti per il rilascio del normale visto, l’imprenditore straniero deve presentare alla camera di commercio, oltre ad un nulla osta della Questura, documenti che comprovino la disponibilità di un alloggio adeguato, di un reddito superiore al livello minimo per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa pubblica (pari a Euro 5.824,91 annui) e di una disponibilità finanziaria superiore a 17.474,73 Euro.
[4] Formale della documentazione da parte della Segreteria del programma e nel merito da parte del Comitato Tecnico Italia Startup Visa.
[5] Come si evince dal primo rapporto trimestrale, 2018 del MISE: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/startupvisa_primo_%20rapporto_trimestrale_2018.pdf.