Nel presente articolo vengono affrontate alcune tematiche ancora non del tutto chiare che vanno dal ruolo e dalla natura di Libra sino al suo impatto sulle attuali politiche monetarie e finanziarie.

Facebook ha annunciato la nascita di Libra, moneta virtuale, basata sul sistema blockchain e gestita da un’associazione no-profit, Libra Association, con base a Ginevra, che riunisce al momento 28 membri tra aziende, organizzazioni no-profit e multilaterali e istituzioni accademiche provenienti da tutto il mondo.

Il white paper rilasciato dai membri di Libra Association lo scorso 18 giugno lancia il progetto, rappresentandone gli obiettivi e le principali regole di funzionamento. L’intenzione sembra essere quella di creare una “moneta globale” (con la relativa infrastruttura finanziaria) per consentire a chiunque sia in possesso di uno smartphone di eseguire pagamenti o trasferire denaro, pur senza essere titolare di un rapporto bancario.

Libra, al pari delle altre criptovalute, funzionerà attraverso la rete blockchain, tecnologia comune a tutte le valute digitali. Ciò significa, in estrema sintesi, che le operazioni saranno gestite in modo diffuso e decentralizzato ma, a differenza delle criptovalute già esistenti, la rete sarà “permissioned” e non “permissionless”, vale a dire che le transazioni saranno validate da attori preselezionati e non, invece, da (potenzialmente) tutti i nodi della rete. L’altra, fondamentale, differenza rispetto alle altre criptovalute sta nel fatto che Libra sarà agganciata ad un paniere di asset a bassa volatilità come, ad esempio, depositi di liquidità bancaria e titoli di Stato emessi da banche centrali. Gli interessi maturati sulle riserve verranno, secondo il white paper, utilizzati per coprire i costi del sistema e garantire basse (o nulle) commissioni. Libra dovrebbe rappresentare, secondo le intenzioni dei suoi creatori, una moneta globale, digitale e stabile.

Poste queste premesse, quali potrebbero essere le relazioni intercorrenti tra un sistema monetario fondato, per l’appunto, su una moneta digitale a carattere globale e uno, quello attuale, fondato su monete emesse da Autorità centrali sotto il controllo dei poteri statali?

La “moneta”, con le sue funzioni e caratteristiche principali, rappresenta una convenzione sociale che permette di attribuire un valore, comunemente accettato da più individui, al fine di effettuare scambi di beni e servizi.

La moneta, per essere in grado di assolvere alla predetta funzione, deve essere:

Per “mezzo di scambio” si intende quanto il compratore è disposto a corrispondere al venditore nel momento in cui acquista un bene o un servizio. “Unità di valore”, invece, indica il parametro che consente di misurare e confrontare valori economici. Infine la “riserva di valore” consente a chiunque ne abbia la disponibilità di trasferire nel tempo il potere di acquisto.

Così descritte le principali caratteristiche della moneta, non può sfuggire che tutte le fasi che ne hanno connotato l’evoluzione, dalle sue prime forme, fino alle nuove valute digitali, hanno sempre visto prevalere due fattori chiave: stabilità del valore e utilizzo da parte di più soggetti possibili.

Infatti, la riserva di valore quale caratteristica della moneta appare essere condizione-presupposto per le altre due, in ragione del fatto che, in sua assenza, la moneta non è in grado di rappresentare né un’unità di conto, né un mezzo di scambio.

Le più recenti teorie economiche monetarie mostrano che il raggiungimento della stabilità del valore è permessa attraverso l’adozione di specifiche strategie che incidono su offerta e domanda di moneta, tutte finalizzate ad evitare alta inflazione (perdita di valore) o deflazione (rapido acquisto di valore). Fino ad ora, solo le monete aventi corso legale sono state in grado di garantire la stabilità del loro valore nel tempo, attraverso, per l’appunto, l’adozione di politiche di regolazione monetaria affidate alle banche centrali, come ad esempio, interventi sull’offerta di moneta e sui livelli dei tassi d’interesse[1].

È dunque questo sistema, basato su politiche discrezionali, volte a garantire la stabilità del valore della moneta avente corso legale nel tempo, a fondare il predominio di quest’ultima rispetto ad altre.

Tutto ciò non è ravvisabile nelle criptovalute emesse da enti privati, che si caratterizzano per essere gestite in modo decentralizzato e il cui valore è garantito dalla fiducia che gli utilizzatori ripongono sul suo funzionamento. Quest’ultimo non è regolato in modo discrezionale, con politiche ad hoc, ma in base a protocolli automatizzati.

L’assenza di specifici interventi da parte di soggetti terzi ha determinato un’eccessiva volatilità dei valori delle criptovalute. Nel caso Bitcoin, ad esempio, la quantità di moneta virtuale offerta sul mercato è fissa (predeterminata nel limite di 21 milioni). In tal modo l’offerta di Bitcoin non sempre corrisponde alla domanda, determinando una forte volatilità e impedendo a questa particolare forma di moneta di funzionare come una buona riserva di valore. Circostanza che ha ridotto nel tempo il numero di utilizzatori, compromettendo la funzione del Bitcoin quale mezzo di scambio e unità di conto.

Ed ecco allora l’idea del fondatore di Facebook di ideare una criptovaluta con caratteristiche differenti, come già accennato.

Il valore di Libra, infatti, non è determinato dal grado di fiducia che gli utilizzatori ripongono nei protocolli di offerta automatizzati (che, come detto, non sono in grado di stabilire discrezionalmente la corretta quantità di moneta da immettere in base alla domanda) ma è determinato da un paniere di asset reali, tali da conferire un valore stabile nel tempo.

Oltre a ciò, dalle prime indicazioni rilevabili dai documenti predisposti dalla Associazione Libra, sembra che verranno generati tanti Libra quante saranno le unità di moneta legale depositate e, viceversa, verranno “espunti” tanti Libra quanti saranno i fondi prelevati. Ciò dovrebbe contrastare la volatilità della moneta.

Ma se così sarà è lecito chiedersi: qual è la natura di Libra, ossia è assimilabile ad una vera e propria valuta ovvero si sostanzia in un titolo rappresentativo di una somma già versata, come se fosse un “voucher” o come già rilevato da taluno, una normale “carta prepagata”.

Si sa ancora troppo poco per sviluppare ulteriori riflessioni, ma già ora, altre fondamentali domande cominciano a prospettarsi, del tipo: quali Autorità potranno vigilare sulla nuova criptovaluta? Come potrà Libra essere compliant rispetto alle legislazioni antiriciclaggio e a tutela della privacy (si ricorda, peraltro, che Facebook è stata in prima persona coinvolta in una delicata questione di violazione di trattamento di dati, nota come Cambridge Analytica)? Che riserve e garanzie dovrà approntare per creare la fiducia necessaria? Come potrà avvenire lo scambio o il trasferimento di Libra tra privati?

Avremo modo di risentirci in futuro.

[1] Tale sistema è stato particolarmente facilitato attraverso l’utilizzo di specifici strumenti di natura legale, quali ad esempio l’accettazione obbligatoria di monete e banconote a corso legale al loro valore nominale per effettuare pagamenti e/o estinguere debiti (cfr. art. 1277 c.c.) così come l’obbligo di pagare le tasse con la medesima moneta.