Il 20 gennaio 2021 la Commissione Europea ha comminato alla società Valve e altri cinque editori di videogiochi per PC una multa di 7,8 milioni di euro per pratiche di geo-blocking in violazione delle norme antitrust dell’Unione Europea.

Valve, proprietaria della piattaforma per videogiochi Steam, e le altre società hanno limitato la vendita di alcuni videogiochi per PC sulla piattaforma sulla base alla localizzazione geografica degli utenti all’interno della Spazio Economico Europeo, mettendo in pratica politiche di cd. geo-blocking.

Steam è una delle più grandi piattaforme al mondo di videogiochi. Permette agli utenti di scaricare, o usare in streaming, i videogiochi presenti sulla piattaforma. Permette inoltre agli utenti che hanno acquistato videogiochi in altro modo (negozi, o online su siti diversi da Steam) di attivarli sulla piattaforma, tramite “key”, ovvero un codice univoco che permette di identificare l’utente che ha acquistato il gioco. Questo richiede la collaborazione degli editori dei videogiochi, che inseriscono nel programma la “key” per permettere l’autenticazione sulla piattaforma.

Gli editori di videogiochi forniscono a Valve una licenza non esclusiva di sfruttamento degli stessi su base mondiale, incluso l’intero territorio dello Spazio Economico Europeo. In cambio Valve garantisce agli editori una licenza per l’uso delle “key” su Steam.  Dall’istruttoria è emerso che Valve offriva agli editori dei giochi dei meccanismi di controllo territoriale, che permettevano di porre delle restrizioni geografica all’attivazione delle “key”. La combinazione del sistema di attivazione delle “key”, e la possibilità data agli editori di porre delle restrizioni geografiche ha reso possibile impedire a giocatori, residenti in alcuni paesi dell’UE, di utilizzare “key” acquistate in altri stati membri.

La Commissione ha ritenuto tale prassi in violazione delle norme antitrust dell’Unione.

La Vice Presidente della Commissione, commentando la notizia, ha sottolineato l’importanza dell’industria dei videogiochi all’interno dell’Unione: difatti il 50% dei cittadini europei li utilizza, e attualmente l’industria ha un valore di 17 miliardi di euro. Le sanzioni comminate dalla Commissione hanno avuto anche la funzione di ricordare – in particolare alle multinazionali del gaming – che all’interno dell’UE è vietato alle aziende di prevedere clausole contrattuali che impediscano o limitino la vendita “cross – border” dei prodotti. Pratiche del genere, come ha ricordato la Vice Presidente, privano i cittadini dell’Unione dei benefici del Digital Single Market, e dell’opportuna di approfittare delle offerte economicamente migliori in qualunque stato dell’UE si trovino.

Avv. Chiara Pappalardo