La battaglia ingaggiata a livello globale per sconfiggere la crisi sanitaria ed economica indotta dall’epidemia da COVID-19 ha ravvivato il mai sopito dibattito tra favorevoli e contrari alla tutela brevettuale.L’ipotesi di una sospensione, temporanea e limitata, della tutela brevettuale, volta a favorire una maggior diffusione dell’accesso ai vaccini, soprattutto per i paesi meno sviluppati, sembra riscuotere crescenti consensi alla luce delle recenti prese di posizione dell’amministrazione USA, e non solo.
Anche il Presidente Mario Draghi, nel corso del Global Health Summit svolto a fine maggio a Roma (nell’ambito della presidenza italiana del G20), ha sostenuto la proposta di introdurre la «sospensione dei brevetti» sui vaccini Covid-19, «in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche».Il dibattito sulla moratoria della tutela brevettuale sui vaccini ha preso le mosse lo scorso ottobre 2020, a seguito della richiesta, inviata congiuntamente al WTO dai governi di India e Sudafrica, di una deroga, in base dell’Art. IX comma 3 e 4 dell’Accordo di Marrakesh, ai brevetti e agli altri diritti di proprietà intellettuale in relazione a vaccini, farmaci, dispositivi diagnostici e di protezione personale e altre tecnologie medicali per tutta la durata della pandemia. La proposta – che è già stata discussa dal Consiglio dei TRIPS in diversi incontri – è sostenuta da molti Stati membri del WTO (attualmente un centinaio), dalla Santa Sede, dall’OMS, dai rappresentanti dei programmi delle Nazioni Unite contro l’Aids (Unaids) e contro la malaria (Unitaid), oltre che da un rilevante numero di organizzazioni no-profit impegnate per l’accesso ai farmaci essenziali, e a economisti del calibro di Joseph Stiglitz.E’ probabile che i negoziati, che si stanno svolgendo in sede WTO, si indirizzeranno verso soluzioni di compromesso in vista di un accordo finale la cui approvazione richiede una maggioranza qualificata (due terzi dei 164 membri del WTO).
Molti giuristi, professionisti del settore IP, operatori sanitari e opinion maker hanno espresso le loro opinioni sui principali organi di informazione nazionale; anche in Italia ferve quindi un ampio e stimolante dibattito, non del tutto scevro, tuttavia, da eccessi ideologici o semplificatori.In questo conteso si segnala la recente presa di posizione Gruppo Italiano AIPPI, una delle principali associazioni di cultori della proprietà industriale e intellettuale, con la pubblicazione del position paper (consultabile qui), adottato in armonia con le deliberazioni assunte dall’associazione a livello internazionale. 
Avv. Filippo Canu