Se ne parla come della più grande controversia in materia di proprietà intellettuale nell’era della blockchain. La vicenda é venuta alla luce lo scorso dicembre. E’ successo che Mason Rothschild, artista e designer di Los Angeles, ha creato una collezione di borse in eco-pelliccia colorata, ispirate alla iconica Birkin di Hermès e vendute sotto forma di non-fungible token (NFT) in marketplace dedicati. Le borse, a dire di Rothschild, rappresentano un tributo artistico alle creazioni della griffe francese e sono qualificabili come vere e proprie opere d’arte.
Ma Hermès non la pensa così. Appresa l’iniziativa e constatato l’enorme successo delle Metabirkins sul web, ha deciso di agire a tutela delle sue it-bag e della loro esclusività. La casa di moda ha dunque citato Rothschild innanzi al Tribunale di Southern District di New York, lamentando la violazione dei propri diritti di proprietà intellettuale. Rothschild sarebbe stato descritto in citazione come uno speculatore digitale che sta cercando di arricchirsi tramite la contraffazione e l’uso non autorizzato del marchio Hermès (del resto, pare che il prezzo di una MetaBirkin oscillasse intorno ai 42mila euro). L’artista, dal canto suo, si sta difendendo a spada tratta, anche sui social; rivendica il suo diritto di fare arte con le Metabirkins, come fu per Andy Warhol con la sua opera «Campbell’s soup cans».
La vicenda apre una serie di interrogativi sulla protezione dei marchi registrati nel metaverso e su opportunità e rischi di quello che ormai è un mondo parallelo a quello reale. Sono già iniziati i tentativi fraudolenti di registrazione di marchi famosi da parte di terzi per prodotti e servizi virtuali. Sicché, anche a scopi difensivi, molte aziende stanno depositando richieste di registrazione di nuovi marchi o di estensione di marchi già in uso per prodotti e servizi virtuali ricompresi nella classe 9 della Classificazione di Nizza.
Per il momento il fenomeno riguarda essenzialmente il mondo della moda e i marchi di lusso, che si stanno battendo in una gara al progetto più originale e si sono già lanciati nella dematerializzazione fashion, allargando, in alcuni casi, i propri confini alle piattaforme di gaming per creare “esperienze immersive” che piacciono tanto alla Generation Z. E’ partita anche la prima settimana della moda virtuale, Metaverse Fashion Week, in programma dal 24 al 27 marzo sulla piattaforma Decentraland.
Considerate le potenzialità del metaverso, c’è da aspettarsi che la rincorsa verso la terza dimensione non si fermi alla moda, ma si estenda anche ad altre categorie, dando inizio ad una sorta di nuova corsa all’oro.
Avv. Luciana Porcelli